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Quando lo stesso rifiuto cambia identità

Classificare correttamente un rifiuto è un obbligo normativo e il contesto aziendale può fare la differenza.

Dovete sapere che la stessa sostanza può essere classificata come rifiuto pericoloso in un’azienda e non pericoloso in un’altra.

Perché?

È uno degli aspetti meno intuitivi e più delicati della gestione dei rifiuti: la classificazione non dipende solo da cosa butti via, ma da come quel rifiuto è nato e da che cosa ha incontrato nel suo percorso.

In altre parole, il contesto aziendale è decisivo.

Prendiamo un esempio semplice: un panno assorbente impregnato di olio può essere un rifiuto non pericoloso se l’olio è alimentare, ma diventa pericoloso se usato in un’officina meccanica a contatto con oli minerali o sostanze chimiche.

Stesso oggetto, storia diversa, classificazione diversa. Perché succede?

Ogni rifiuto porta con sé un’eredità del processo produttivo da cui proviene:

  • Sostanze con cui è entrato in contatto
  • Operazioni subite
  • Potenziali contaminazioni
  • Caratteristiche chimico-fisiche residue

Questi fattori determinano se il rifiuto rientra nelle caratteristiche di pericolo previste dalla normativa.
Ecco perché non lo si può classificare basandosi solo sul suo aspetto o sulla sua descrizione generica.

Diventa quindi evidente l’importanza di una corretta e dettagliata descrizione della genesi.

Una valutazione superficiale comporta due scenari opposti:

  • Sovrastimare il rischio, classificando un rifiuto come pericoloso quando non lo è davvero, con inutili costi per smaltimento e gestione;
  • Sottovalutare il rischio, attribuendo una classificazione non pericolosa a un rifiuto che invece presenta caratteristiche di pericolo, con conseguenti sanzioni, responsabilità e danni ambientali.

La soluzione? Un’analisi iniziale accurata, fatta con metodo e competenza.
Indagare il processo, conoscere i materiali utilizzati, verificare eventuali contaminazioni e, quando serve, ricorrere ad analisi di laboratorio.

Classificare correttamente un rifiuto non è solo un obbligo normativo: è un atto di responsabilità ambientale, economica e organizzativa.

Conoscere la storia del rifiuto è il primo passo per gestirlo nel modo corretto.

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